giovedì 27 maggio 2010

Casa a Iquitos

Dopo 2 settimane di albergo, o meglio ospedaje come lo chiamano qui, ho trovato casa. Vivo in Calle Morona, tercera cuadra. Una cuadra e' una unita' di distanza urbana: corrisponde a un isolato, 100 metri per 100, e si dice: “a 5 cuadre da qui”, “a una decina di cuadre”, e cosi' via, anche se il percorso non e' dritto ma bisogna girare a destra e a sinistra. Dopo un po' si fa facilmente la conversione in minuti di cammino, e la cuadra diventa anche unita' di tempo.

Mi dicono che originariamente le case occupavano una cuadra intera, ma man mano che le famiglie crescevano le case venivano divise e questo e' il motivo per cui le case qui si sviluppano tutte in lunghezza: la facciata e' stretta e le stanze si susseguono una dopo l'altra, affacciate su un lungo corridoio. Non so se questa storia e' vera, ma non riesco a immaginare quale altro motivo potrebbe spingere qualcuno a costruire una casa in maniera cosi' bizzarra. Il corridoio di casa mia e' lungo 50 metri, esattamente mezza cuadra.

Le case sono basse, al massimo un piano al di sopra del pian terreno, perche' il terreno sabbioso dell'Amazzonia non permette altezze superiori. Di solito il “secondo piano” (che in Italia chiamerei primo, visto che il pian terreno per noi conta come il piano numero zero) e' leggermente piu' stretto del primo piano, cosa che permette di lasciare aperto un pezzo di soffitto del corridoio del primo piano, e far entrare aria e luce. Senza questo accorgimento le stanze centrali sarebbero completamente buie. Anche il corridoio del secondo piano ha una apertura in cima o di lato, che quindi da direttamente al cielo.

La mia abitazione segue esattamente questo schema. Pero' ogni stanza e' stata trasformata in un mini appartamento con bagno proprio, la prima stanza sul corridoio e' la cucina, e uno spazio all'ingresso serve da sala da pranzo. Praticamente abito nella versione amazzonica di una casa di ringhiera. Io sto nel corridoio alto, al secondo piano. Quando sono in sala da pranzo, davanti a me ho un muro tagliato da cui si vede il cielo, e spesso entra una piacevole brezza: sono dentro casa ma e' come se mangiassi sul terrazzo. Un bizzarro miscuglio di dentro e fuori, alla ricerca di un po' di frescura...

Certo le case migliori devono essere le capanne degli indios. Non hanno il diabolico tetto di lamiera che qui regna sovrano, e essendo piu' piccole non danno il senso di angustia che alcune di queste case-budello comunicano. Per molti pero' la lamiera e' un simbolo di progresso rispetto al tetto di legno e frasche di palma intrecciata. La lamiera non necessita la manutenzione che bisogna dedicare al tetto in legno e frasche, ma con il sole si riscalda e trasforma la casa in un forno. Se poi c'e' un secondo piano, quello sara' ancora piu' caldo. Le case piu' cittadine hanno anche un sottotetto di legno, che isola un po' le povere carni umane da questo calore umido che in certi momenti quasi non fa respirare, ma non credo che le case piu' abborracciate che vedo fuori dal centro possano permettersi tali accorgimenti. Come fanno? Semplice, si vive fuori, in strada, e con le porte sempre aperte. Si cucina, ci si riposa, si mangia, si parla, si cullano i bambini, si gioca e si cuce sotto gli occhi di tutti.

All'interno delle cuadre pero' c'e' un mondo nascosto. Da fuori, una cuadra sembra un blocco compatto, vista da dentro invece si vede tutta una composizione di pezzettini alti e bassi, case a un piano solo alternate a case a due piani, piccoli giardini e terrazzini, cortili fioriti o addirittura alberati. Proprio sopra la mia stanza ad esempio c'e' un terrazzo che serve da lavanderia, meta' della sua superficie e' coperta da un tetto, e ha pareti da tutti i lati, ma se mi metto in punta di piedi, oltre le pareti vedo la mia cuadra da dentro: tetti rabberciati e splendide palme, svolazzo di uccelli e felci cresciute in posizioni improbabili, sui cornicioni o in mezzo a una parete verticale, terrazzini a torretta appena piu' alti del mio e casette basse basse in fondo. La sorpresa e' grande; come a Pisa, quando si scopre che i palazzi storici hanno al loro interno giardini insospettabili.